Il fascino dei luoghi è legato anche ai paesaggi, ai segni della storia, ai prodotti della buona terra e alle memorie di eventi cosi importanti che si ricordano per secoli.
Dall’alto della sua cinta muraria, Saltara domina la valle del Metauro, in epoca medioevale fu un importante centro commerciale, come documentano gli antichi mercati coperti che tuttora raccontano di traffici fiorenti.
A pochi chilometri a nord, adagiato tra il verde argentato degli ulivi e i campi di grano, Cartoceto, ricco di chiese e belle architetture, è noto sopratutto per il suo olio extravergine d’oliva prodotto utilizzando i vecchi frantoi ancora perfettamente funzionanti e l’unico fregiato, tra tutti gli oli delle Marche, della Denominazione di Origine Protetta.
Al di là del Metauro, Montemaggiore si innalza su una collina boscosa e per questa sua posizione strategica, fu baluardo difensivo dei territori della costa appartenenti ai Malatesta contro quelli dell’interno, dominati dai Montefeltro. Questo legame con guerre e battaglie si è rinnovato nella seconda guerra mondiale: nell’estate del ’44 avvenne qui lo sfondamento della Linea Gotica da parte delle truppe alleate guidate, dall’alto delle mura, dal generale Alexander e Wiston Churchill.
La vicina Piagge, fondata forse dai Romani superstiti dell’antica Lubarcaria, distrutta dai Goti di Alarico, conserva una tomba ipogea sotto la piazza che deve ancora svelare agli archeologi tutti i suoi segreti. Più a sud, Barchi, luogo fortificato in età medioevale, deve il suo attuale assetto urbanistico all’architetto Filippo Terzi, su commissione del duca Guidobaldo II della Rovere nel 1571. Il suo nome è legato alla leggenda di Asdrubale Barca, il condottiero cartaginese fratello di Annibale, sconfitto dai Romani nella battaglia del Metauro del 207 a.C. durante la seconda guerra punica.
Risalendo verso il mare, una visita a San Costanzo ci regala un’ampia vista su Fano, l’Adriatico e le colline oltre il Metauro, dalle alte mura svetta la torre campanile e, sul lato meridionale, il torrione-rivellino del XIV secolo racchiude al suo interno il settecentesco Teatro della Concordia, recentemente restaurato. Nella Quadreria Comunale sono conservati pregevoli dipinti provenienti da varie chiese del territorio. Avvicinandosi al Cesano, l’antico “castello” di Mondolfo a pochi chilometri dal mare, merita una visita per le sue chiese e i suoi palazzi che ricordano le epoche di dominazione malatestiana e roveresca.
Più all’interno San Giorgio ci accoglie con le sue dieci chiese ricche di importanti tele ed affreschi e Monte Porzio ci racconta anch’essa di lotte e contese tra famiglie nobili dal ‘400 all’800. Da visitare la piccola Piazza su cui si affaccia il Palazzo Comunale con la Torretta dell’Orologio.
Inoltrandosi all’interno, si incontra Mondavio con la sua possente Rocca fatta costruire nel 1474 da Giovanni della Rovere e il suo centro storico rinascimentale, ancora intatto. La possente architettura che veglia ancora, dopo tanti secoli, sull’abitato, costituisce il miglior esempio di arte fortificata del Rinascimento Italiano, al suo interno ambientazioni con personaggi, suppellettili, e oggetti d’uso evocano la vita quotidiana di una corte signorile del tempo.
Parlando di fortificazioni, non possiamo non ricordare, più lontano, alle pendici degli Appennini, l’imponente castello montefeltresco di Frontone. Un castello dalle lunghe vicissitudini, recentemente restaurato e aperto al pubblico, che con la sua struttura severa ed essenziale si staglia con forza tra le balze rocciose, spesso innevate, del Monte Catria.
Nelle sue vicinanze, in posizione elevata, sorge Serra S.Abbondio, nel suo eremo di Santa Croce, immerso nel verde, soggiornarono ospiti illustri come San Pier Damiani e Danta. Tra le resti di mura e vicoli, su cui si aprono scorci di pascoli e boschi, regna un’atmosfera incantata, lontano dal mondo, dove il tempo sembra essersi fermato ad epoche tanto lontane.
Infine Pergola richiede una visita accurata per le sue tante bellezze artistiche e architettoniche, anche se il suo nome resta legato ai Bronzi di Cartoceto, risalenti all’età di Tiberio, uno dei più completi gruppi equestri in bronzo dorato che siano giunti a noi dall’antichità classica. Raffigurano membri della famiglia Germanico e testimoniano con forza e bellezza la romanità che ha impregnato di sé le terre di Marcabella.
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