monte-nerone

Il Monte Nerone (m.1525) ha da sempre ispirato con la sua bellezza selvaggia gli inseparabili appassionati escursionisti. Il poeta che gli ha dedicato le parole più belle è il frate domenicano Vincenzo Cimarelli, che nel 1642, dopo avere enumerato una pagina intera di “immense meraviglie”, così conclude: “altre cose di uguale meraviglia dentro e fuor di Nerone si scorgono, che ad una ad una volendo io dimostrare si stancherebbe il lettore di leggerle e la mia penna di scriverle…

In evidenza sul Nerone:

  1. le grotte (tra le quali dell’Orso, delle Tassare,del Borghetto e dei Cinque Laghi)
  2. fosse e pareti da arrampicata
  3. itinerari geopaleontologici

Caratteristiche generali e orogenesi: L’area del Monte Nerone, che ospita la riserva naturale di Bocca Serriola ricadente nel territorio del comune di Apecchio, occupa la parte più settentrionale della montagna marchigiana ai confini con l’Umbria e si estende per circa 60 kmq con un’altitudine massima di 1525 m. Tale complesso viene considerato come un enorme laboratorio per la didattica ambientale in quanto presenta numerose specie a diversa adattabilità climatica, che rappresentano i diversi assortimenti vegetazionali dell’Appennino. L’Appennino Umbro-Marchigiano costituisce la porzione sud orientale dell’Appennino Settentrionale ed i suoi limiti possono essere rappresentati dalla Colata della Val Marecchia (Montefeltro) a nord, dai Monti della Laga a sud e dalla depressione della Val di Chiana-Valle del Peglia ad ovest.

Le escursioni: Il Monte Nerone è una montagna complessa ed affascinante e offre numerosi ambienti naturalistici. Una importante rete di sentieri (C.A.I.) favorisce tante facili escursioni, dai torrenti di valle ai pascoli fioriti. Tra le prature in quota, all’ombra delle faggete, si aprono numerose grotte, meta frequente di speleologi. Le forre, suggestivi canaloni sotto il dominio dell’acqua, segnano i suoi fianchi e si offrono agli escursionisti più esperti. Il S.I. è anche un’ottima occasione per conoscere il valore culturale delle località toccate. Celebre e impegnativo è il tratto che da Piobbico porta alla vetta (ben 1200 metri di dislivello). Si parte dalla chiesa di S. Maria in Val d’ Abisso dove bisogna fare acqua perche’ assente lungo il percorso. Dopo circa 200 m. ci accoglie il “Mulinaccio”. Superato il Mulinaccio ed attraversata una zona di rimboschimento, si arriva dopo un’ ora alla vecchia cava di travertino dove si puo’ ammirare il fosso denominato dell’ Infernaccio. Il sentiero prende a salire tra gli alberi e poi a zig zag su ghiaione prima di arrivare all’ anfratto della Balza Forata o Foro della Madonna, panoramico punto di osservazione. La forra, incisa per lo piu’ nei calcari giurassici, e’ uno dei luoghi piu’ impervi di Monte Nerone e costituisce un paradiso per escursionisti, e rocciatori. Si costeggiano vertiginosi pareti tra faggi e ripari naturali. Dopo poche centinaia di metri si giunge all’ altezza della grotta dei 5 laghi . Il sentiero piegando sulla destra, attraversa il fosso e con una rampa finale esce sui pascoli in vista del Rifugio Corsini. Da qui’ ci aspetta l’ ultima salita alla cima che avviene sotto la linea della Sciovia.

La flora e la fauna: Riportiamo due delle principali essenze che si riscontrano sul Monte Nerone e un simpatico e tipico animaletto.

Carpino nero: il nome del genere deriva dal greco ostreion, conchiglia, in quanto le brattee che avvolgono i frutti sono gonfie, dilatate come le valve di una conchiglia. Il carpino nero ha areale europeo centromeridionale, dal sud della Francia fino all’Asia minore e al Caucaso. Entra a far parte dei boschi termofili di latifoglie degli orizzonti submontano e montano, spingendosi fino a 1200 metri di altitudine. Specie frugale, si adatta a colonizzare ambienti degradati e impervi, su terreni calcarei, asciutti, anche superficiali, che sfrutta grazie alle radici che non spingono in profondità; ha spiccata azione miglioratrice del terreno, si dissemina con facilità e ha eccellente capacità pollonifera.

Roverella:
l’areale della roverella, molto esteso, comprende l’Europa centromeridionale e orientale, dai Pirenei all’Asia Minore. È comune negli ambienti collinari e montano inferiore, dove forma boschi puri o misti con cerro, carpinella, orniello e acero campestre. Molto frugale, si adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi, rocciosi e si presta a colonizzare ambienti denudati. Eliofila, sensibile al gelo, è tra le querce una delle più adatte a sopportare condizioni di aridità.

Istrice: il roditore più grosso della zona, talmente grosso da poter essere considerato tra I grandi mammiferi della zona, è l’Istrice (Hystrix cristata).  Si tratta di un animale che solo in tempi assai recenti ha fatto la sua comparsa nella provincia di Pesaro-Urbino; le prime segnalazioni relative alla dorsale del M.Carpegna sono infatti della prima metà degli anni ottanta. Precedentemente era una specie del tutto sconosciuta nei nostri territori; la sua recente espansione, che a partire dalle sue sedi usuete sul versante tirrenico della penisola lo ha visto colonizzare in modo assai rapido luoghi dove non era mai stato presente, ha del prodigioso ed è tuttora oggetto di dibattimento.

Un museo paleontologico a cielo aperto: un itinerario consigliato: Il tracciato percorre la strada Apecchiese a partire da Gorgo a Cerbara (al km 42 circa), dove affiorano le rocce più antiche (calcare massiggio), fino al km 25 superato Apecchio, dove è visibile un bell’affioramento della Formazione Marnoso-Arenacea.
Il tema dell’itinerario è risalire nel tempo geologico i 180 milioni di anni rappresentati dalle 14 formazioni che lo materializzano. Le soste consigliate, sono a carattere prevalentemente fotografico, anche se in alcune di esse è possibile prelevare campioni di rocce e fossili. Questo itinerario attraversa un settore appenninico caratterizzato da pieghe e sovrascorrimenti debolmente arcuati verso l’avanfossa padano-adriatica con convergenza N-E. Lungo il percorso si tagliano le dorsali anticlinatiche di Gorgo a Cerbara-Montiego e di Monte Nerone e l’interposta depressione sinclinatica (Rocca Lionella), superato il bivio per Colombara si entra nel bacino di sedimentazione della Formazione Marnoso-Arenacea. Questo bacino era allungato in direzione Nord-ovest – Sud-est con una direzione N-ovest – Sud-est e con uno sviluppo  trasversale di almeno 60 Km; nell’area attraversata la formazione Marnoso-Arenacea raggiunge uno spessore massimo di circa 2000 metri.

Come arrivare: La via più rapida è sicuramente quella che prevede l’uscita al casello di Fano  per poi imboccare la superstrada Fano-Grosseto, con uscita per Acqualagna.

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