Sede: Palazzo Malatestiano, Piazza XX settembre 4 – Fano (PU)
Apertura:
orario invernale dal 16/09 al 14/06
dal martedì alla domenica: 9.00 – 13.00
mercoledì, giovedì e domenica: 15.00 – 18.00
chiuso lunedì
orario estivo dal 15/06 al 15/09
dal martedì alla domenica: 9.30 – 12.30; 16.00 – 19.00
luglio e agosto apertura serale il mercoledì e il sabato: 21.00 – 23.00
chiuso lunedì
Informazioni:
Tel. 0721 839098 – 0721 838262
Fax: 0721 830040
www.cultura.marche.it
museomalatestiano@libero.it
Il Palazzo Malatestiano
Si affaccia sulla omonima Corte cui si accede dalla centrale piazza XX Settembre tramite il maestoso arco Borgia – Cybo innalzato alla fine del secolo XV. In realtà di epoca malatestiana è solo la parte sinistra dell’edificio, guardando dalla Corte. Questo ha in basso un loggiato con agili colonne in pietra e i capitelli decorati con la caratteristica rosa malatestiana a quattro petali, mentre in alto si aprono quattro bifore ad archetti trilobi, inserite in ampie arcate a sesto acuto. Questa parte del fabbricato fu innalzata, per volere di Pandolfo III Malatesta, tra il 1414 e il 1421 da uno sconosciuto architetto, secondo canoni aderenti al gusto tardogotico di matrice lombarda. La parte destra, ove sale la rampa di accesso alla loggia superiore che porta incisa la data del 1544 e il nome di Papa Paolo III, è il rifacimento di una loggia più antica di epoca malatestiana andata distrutta in un incendio. Il lato sinistro del Palazzo e quello retrostante che si affaccia sui giardini Leopardi furono restaurati nel 1898 dall’ingegnere Giuseppe Balducci che vi aggiunse arbitrariamente la merlatura terminale.
Pinacoteca civica Fu istituita insieme al Museo Archeologico nel 1898 e rappresenta una delle più pregevoli raccolte di dipinti esistenti nelle Marche. Espone opere di scuola locale ma anche di scuola veneta, bolognese, romana e testimonia l’excursus della pittura a Fano e nelle Marche dal XIV secolo ai giorni nostri, evidenziando i contatti che tale terra ebbe con le più diverse correnti artistiche. Il nucleo originario della Pinacoteca è costituito dai quadri provenienti dagli edifici delle Congregazioni religiose a seguito delle soppressioni dello Stato Unitario nel 1861 e nel 1867, cui si sono aggiunti nel tempo lasciti e donazioni quali la raccolta donata dal collezionista Antonelli e il lascito Vici Martelli. L’ordinamento delle opere risponde prevalentemente al criterio cronologico. Il percorso di visita inizia dalla Sala del caminetto al primo piano e termina con la sala del XIX e XX secolo.
1. Sala del caminetto: è situata al piano nobile. Qui si possono ammirare i dipinti più antichi (secc. XIV – XV ), a tempera e ad olio, raffiguranti per lo più pale d’altare come: il Trittico di recente attribuito (1998) al Maestro del Polittico di Torre di Palme, il Polittico di Michele Giambono e la pala dipinta da Giovanni Santi per la Chiesa di S. Croce a Fano. Dal 1999 sono esposti in questa sala due frammenti di affreschi provenienti dalla chiesa di S. Pier Celestino a Saltara in precedenza nei depositi, e una grande croce lignea restaurata attribuita alla Bottega dei Morganti.
2. Sala grande: è disposta sul medesimo piano, adiacente alla precedente. Un tempo era destinata alle riunioni del Consiglio comunale e ai ricevimenti offerti dal Magistrato cittadino. Vi sono esposti quadri che appartengono al XVI e XVII secolo. L’allestimento della sala ha ricevuto di recente (1999) un nuovo styling. Si è voluto ricreare, con pannelli disposti sui lati lunghi, una serie di spazi, quasi delle cappelle, che rimandano alla provenienza originaria delle tele. Anche in questa sala, infatti, sono state raccolte prevalentemente pale dall’altare, esposte un tempo in chiese soppresse o non più aperte al culto. Ricordiamo l’imponente tavola di Bartolomeo e Pompeo Morganti con San Michele Arcangelo che abbatte Lucifero e Cristo che resuscita Lazzaro (1534), proveniente dalla chiesa di San Michele. In questa sala sono conservate le pregevoli tele di Simone Cantarini e di Giovanni Francesco Guerrieri e l’ammiratissimo Angelo custode del Guercino (1641). Citiamo inoltre la grande pala raffigurante San Nicola di Bari in gloria di Mattia Preti e il David attribuito al Domenichino, nonché i bellissimi dipinti provenienti dalla chiesa di San Pietro in valle, attualmente chiusa per restauri. Si prosegue nella visita entrando in fondo in due salette, una delle quali è denominata Saletta del lavabo per la presenza di un lavabo rinascimentale proveniente dall’abbazia di San Paterniano. Qui sono conservate tele di dimensioni minori, ma non per questo di minor pregio, di artisti come Claudio Ridolfi, Andrea Commodi, ecc.
3. Sala Morganti: La sala prende questo nome dall’imponente pala di S. Michele dei Morganti, ora collocata nella Sala grande. Qui sono esposti in prevalenza i dipinti del Settecento. Sono presenti opere di pittori locali come il vadese Francesco Mancini, Sebastiano Ceccarini e il figlio Giuseppe, Carlo Magini, Paterniano Fanelli, cui si aggiungono tele di artisti di diversa provenienza come Corrado Giaquinto e il napoletano Alessio de Marchis. Accanto alle pale d’altare, troviamo ritratti, scene di paesaggio, e altri soggetti di carattere profano.
4. Sala del XIX e XX secolo: la visita si conclude, salendo le scale in fondo alla Sala Morganti, in un ambiente che contiene le opere del XIX e del XX secolo . Qui sono esposti ritratti, paesaggi e quadretti di genere di autori quali il riminese Clemente Alberi, Giovanni Pierpaoli, il più autorevole pittore fanese della seconda metà del XIX secolo e l’anconetano Francesco Podesti. Sono inoltre esposte opere di autori contemporanei come Baj e Calo’ e di artisti locali quali Antonioni, Spinaci, ecc.
Sezione Archeologica
E’ sistemata in alcune sale e nel portico adiacente, al piano terra del Palazzo Malatestiano. La sua peculiarità è quella di contenere ed esporre quasi esclusivamente reperti di provenienza locale. Testimonia lo svolgersi dell’attività umana nel territorio che si estende intorno alla città di Fano da Fosso Sejore a nord sino al fiume Cesano a sud, per tutto l’arco temporale che dalla preistoria giunge all’età romana.
1. Sala della preistoria e della protostoria: in questa sala la Preistoria e la Protostoria sono ben rappresentate nelle manifestazioni più antiche: manufatti in pietra del Paleolitico inferiore, sino alle fasi più recenti testimoniate da materiali che vanno dal Neolitico all’età del Bronzo e del Ferro. Ricordiamo i reperti provenienti da un insediamento a nord, presso la foce del torrente Arzilla e da un altro a sud in località Chiaruccia. Sono esposti, inoltre, frammenti in ceramica di ciotole e strumenti in osso e in bronzo. Nelle vetrine è esposto un corredo tombale dell’età del Ferro (civiltà Picena) proveniente da Monte Giove con un bellissimo cratere attico ricostruito, oltre ad una spada in bronzo da Fosso Sejore, fibule, pendagli, ciotole ecc.. Segnaliamo infine, il bronzetto di offerente, databile alla fine del VI sec. a.C..
2. Sala degli arredi: qui sono raccolti oggetti d’ uso domestico di epoca romana come recipienti in vetro, vasellame da mensa in terracotta, ecc.. Si tratta di reperti provenienti da vecchi scavi di cui non si ha notizia dei luoghi di ritrovamento. Una vetrina è interamente dedicata alla esposizione di lucerne in terracotta, databili dal I sec. a.C. al IV sec. d.C., alcune delle quali recano il sigillo del fabbricante e tre in particolare recano al rovescio la raffigurazione di un tempio che qualche studioso ha identificato col tempio di Fortuna. Sono poi esposte alcune urne cinerarie, tegole funerarie e il famoso cippo «graccano», rinvenuto nel 1735 in località Beverano di S. Cesareo, nei pressi di Monte Giove.
3. Sala delle iscrizioni e della statua romana: si apre al visitatore con la monumentale statua dell’Imperatore Claudio ritrovata, come il piccolo Britannico e i ritratti di Domiziano e Vespasiano, nello scavo di Piazza Amiani; proviene invece dall’antico acquedotto un torso di statua virile in nudità eroica che si considera una rielaborazione di II secolo di un originale greco. Spicca tra i ritratti femminili quello di una giovane donna dall’elaborata acconciatura attribuito ad Ottavia, la sorella di Augusto. Completano la rassegna l’erma bifronte di giovane satiro e vecchio sileno, di provenienza sconosciuta, la testina di Dioniso Imberbe e l’erma di Dioniso Barbato. La raccolta epigrafica, che ricorda personaggi, collegi sacerdotali, magistrature e corporazioni dell’antica Colonia Julia Fanestris, comprende prevalentemente lapidi funerarie mentre tra le iscrizioni relative ad opere di pubblica utilità, una si riferisce alle terme restaurate ed ampliate a proprie spese da T. Varius. Rufinus, un cavaliere e magistrato municipale.
4. Sala della fortuna: la sala prende il nome dalla statua della dea Fortuna (I-II sec. d.C.), ritrovata insieme ad altre cinque statue ed un altare tra il 1946 e il 1948 nell’area del Palazzo Vescovile. Fra le altre sculture si segnalano la statua di Diana cacciatrice (138-192 d.C.), la testa di Ercole con pelle leonina (138-192 d.C.), e il rilievo mitraico (III sec. d.C.). In una vetrina, inoltre, sono conservati bronzetti di diversa fattura, tra cui una pantera maculata, oltre ad oggetti di uso domestico.
5. Saletta dei cippi e delle anfore: in questo ambiente sono stati collocati quattro cippi miliari provenienti dalla via Flaminia (IV sec. d.C.) e anfore in terracotta di diversa provenienza. Due di esse ancora mostrano sulla superficie le incrostazioni dovute al loro rinvenimento in mare. Nelle due vetrine sono esposti vasi in ceramica comune, frammenti di statue in bronzo e tappi di anfore.
6. Sala del Nettuno: sono esposti frammenti di trabeazioni e cornici marmoree, rocchi di colonna, resti pavimentali in terracotta, un mosaico a tessere bianche e nere raffigurante Nettuno col tridente e la quadriga di cavalli marini e un grande capitello corinzio in marmo proveniente dagli scavi del teatro romano.
7. Sotto portico: dal 1953 vi è ospitato il famoso mosaico della pantera (metà II sec. d.C.), rinvenuto in via Montevecchio durante lavori di sterro per la costruzione di un edificio.
Segnaliamo inoltre un grande dolio in terracotta, tre sarcofagi paleocristiani (V-VI sec. d.C.).
Sezione delle ceramiche
Si trova al piano mezzano. Vi è stata sistemata una selezione della raccolta di ceramiche del Museo di Fano. Qui entro vetrine alle pareti e al centro della sala sono stati esposti i pezzi più’ significativi dell’intera collezione. Si tratta di frammenti, alcuni dei quali reintegrati, e manufatti databili tra il XIV e il XVIII secolo.
Accanto ad esempi della produzione locale sono conservati pezzi di importazione provenienti da Urbania o dall’area padana. Si possono ammirare albarelli e pillolieri facenti parte della serie di vasi da farmacia provenienti da quella dell’antico ospedale, decorati con la caratteristica «rosa pesarese», realizzati nel 1803 e alcuni pezzi del servizio da tavola in porcellana del 1782 eseguito per il Comune di Fano dalla manifattura Veneziana di Geminiano Cozzi.
Sezione delle monete
In un ambiente attiguo alla Sala delle ceramiche è esposta una campionatura della collezione numismatica costituita da monete romane, medioevali e moderne di varie zecche italiane, comprese quelle battute dalla Zecca operante a Fano dal 1414 al 1796 e da alcune medaglie tra le quali è da ricordare la bellissima serie di “Medaglie Malatestiane” realizzate da Matteo de’ Pasti per Sigismondo Malatesta nel 1446.
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